Dalle zone più grigie della Calabria fino al paese dei lustrini e dei cotillon. Un volo da Gioia Tauro a Los Angeles che passa prima per Roma, per l’Africa, per New York, per Cannes e per Toronto. È la famiglia di Pio Amato a ripercorrere le tracce dei cercatori d’oro, non quello che si nasconde nel letto di un fiume, ma quello della statuetta più ambita nel mondo del cinema. Quattordici anni, rom, Pio è il protagonista e la fonte di ispirazione di A Ciambra, il film diretto dall’italoamericano Jonas Carpignano che è stato scelto per rappresentare l’Italia alla prossima edizione degli Oscar.
Il viaggio che porta un promettente cineasta nato e cresciuto a New York a raccontare la vita della comunità rom di Gioia Tauro è lungo e non privo di intoppi. Carpignano forse non sarà un terrone ma la vita del fuori sede la respira sin da piccolo. È figlio di due immigrati, la madre è un’afroamericana originaria delle Barbados, il padre è nato a Roma. Italo-afro-americano cresciuto nel Bronx il giovane Jonas fa dell’interesse per la questione migrante il centro della sua produzione artistica. Quando a gennaio del 2010 i braccianti immigrati si rivoltano a Rosarno la notizia fa il giro del mondo e lui decide di ripercorrere a ritroso l’Atlantico per raccontare la loro storia. Il risultato è un cortometraggio intitolato A Chjana, un piccolo esempio di neo-neorealismo interpretato dai protagonisti stessi della storia, i migranti che Carpignano ha conosciuto nei mesi di realizzazione.
Finora il viaggio, ora tocca agli intoppi. Nella fattispecie una macchina rubata, una Panda con dentro tutta l’attrezzatura del regista. A Gioia Tauro, raccontano i protagonisti, se vuoi ritrovare una cosa rubata devi andare “dagli zingari”. Il regista newyorkese non si perde d’animo, si rivolge ai capi della comunità e tre giorni dopo la macchina ritorna al suo proprietario. Ed è proprio lì, tra gli stradoni fangosi della Ciambra, un quartiere tra i più difficili del comune reggino, che Carpignano conosce Pio Amato. “Era lì – ha raccontato – mi seguiva, sempre con la sigaretta in bocca e con un giubbotto di pelle addosso”.
Comincia così un’amicizia che sarà anche la chiave d’accesso a un piccolo mondo che si trova dentro a un altro piccolo mondo, il marginale del marginale. Sarà l’esordio di un sodalizio che trasformerà la storie della Ciambra in un film. Un film che conquisterà il Festival di Cannes del 2017, dove è stato presentato nella sezione Quinzaine des Realisateurs, che farà proseliti anche al festival di Toronto, solitamente un ingresso privilegiato per fare breccia nel cuore di Hollywood, e che si conquisterà un padrino d’eccezione, un altro tfs ad honorem, quel Martin Scorsese figlio di emigrati siciliani che è stato ed è tuttora uno dei grandi cantori del cinema americano e mondiale.